Gli effetti della caffeina sul cervello
Come agisce la caffeina sul nostro cervello? E quali sono i suoi benefici sul nostro organismo?
Gli effetti della caffeina sul cervello: numerose ricerche hanno appurato come la bevanda più amata dagli italiani apporti numerosi benefici alla salute, soprattutto al cervello. Andiamo quindi a scoprire quali sono tutti gli aspetti positivi della caffeina.
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Cos'è la caffeina
La caffeina è lo stimolante più comunemente presente nelle foglie delle piante di caffè e tè, ma anche in quelle di cacao, guaranà e nelle bacche di mate. Si tratta di una sostanza alcaloide stimolante e funziona favorendo appunto il cervello e il sistema nervoso centrale, aiutando a rimanere vigili e a combattere la stanchezza.
Da considerare che il nostro sistema nervoso controlla i livelli di adenosina grazie a una serie di recettori; quando il livello raggiunge determinati limiti, cominciamo a sentirci stanchi, assonnati, facendo più fatica a concentrarci. L'adenosina è fondamentale per questo: riesce a far capire al cervello quando abbiamo bisogno di riposarci, una sostanza che agisce su diversi processi biochimici con un effetto neuromodulatorio sul sistema nervoso centrale.
La caffeina, tuttavia, va a inibire la funzione dell'adenosina, sostituendola nel sistema nervoso: questo perché le molecole della caffeina sono simili a quelle dell'adenosina. La differenza sta nell'azione della caffeina, che non provoca il sonno come l'adenosina, ma lo blocca, proprio come fanno altri agenti stimolanti come la dopamina e il glutammato.
Detto ciò, possiamo quindi affermare che il caffè, in realtà, non è un vero e proprio stimolante, ma consente ad altre sostanze di esserlo. La caffeina, infatti, rimuove dal nostro cervello il segnale che indica che siamo stanchi e che abbiamo bisogno di dormire o di fare una pausa, “costringendolo” a lavorare e a rimanere concentrato.
La caffeina migliora le prestazioni cognitive?
L'uomo è sempre stato molto curioso riguardo agli effetti del caffè. Pensate che il primo a tentare un “esperimento” nel 18° secolo fu re Gustavo III di Svezia, che ordinò di somministrare a vita a due prigionieri gemelli, tre tazze di caffè o tre tazze di tè tutti i giorni. Il risultato fu che entrambi sopravvissero agli sperimentatori e al re stesso, che in seguito fu assassinato.
Le ricerche, nel corso del tempo, hanno evidenziato come il picco di concentrazione di caffeina nel sangue avvenga 45-60 minuti dopo l'assunzione. In circa 3-5 ore, il fegato consuma metà della caffeina assunta, mentre l'adenosina inizia a riprendere la sua normale azione. Le proteine recettori dell'adenosina nel cervello, inoltre, sono anche collegate ai recettori della dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nel circuito del piacere e nelle sensazioni del buonumore: ebbene, la caffeina rende i recettori cui si lega più sensibili alla dopamina, con un piacevole effetto di benessere.
Astrid Nehlig, direttore di ricerca presso il French National Institute of Health and Medical Research, da 30 anni studia gli effetti della caffeina; fermo restando che le dipendenze hanno un impatto negativo sulla vita delle persone, la ricercatrice afferma che questo non riguarda la caffeina: «Si diventa dipendenti dalla caffeina, ma ci piace perché ci sveglia, ci fa stare bene, ci rende produttivi. Si beve molto spesso in situazioni sociali: ci si incontra, si prende un caffè, è parte di un rituale».
In un recente articolo dal titolo “Coffee, Caffeine and Health”, si è evidenziato come il caffè possa avere diversi effetti sul corpo umano: se consumato responsabilmente, infatti, il caffè può portare numerosi benefici alla salute dell’uomo. La caffeina può infatti contribuire ad aumentare la vigilanza e ad accorciare i tempi di reazione: questo è stato appurato grazie a uno studio condotto sulla vita di alcuni individui che conducono attività lavorative prolungate, come la guida su lunghe distanze o l’attività in catena di montaggio. Questo a conferma che, in dosi moderate (da 40 mg a 300 mg – da 1 a 5 tazzine di caffè), la caffeina riduce gli effetti dell’adenosina, aumentando la vigilanza e riducendo la sensazione di affaticamento.
I benefici della caffeina sulla salute
La ricerca scientifica ha ormai dimostrato che la caffeina riesca non solo a tenerci svegli, ma anche a proteggerci dalle malattie degenerative come Alzheimer o Parkinson, specialmente per chi assume regolarmente caffè per una vita intera (ovviamente senza abusarne). Secondo la rivista Neurology, i pazienti affetti da Parkinson hanno una minore sonnolenza dopo aver consumato una tazza di caffè, diventano più socievoli, attivi e con migliori capacità motorie (con un consumo di caffè regolare).
Le motivazioni non sono ancora chiare, ma la caffeina si pensa che possa aiutare a ridurre la proteina beta-amiloide che forma le classiche placche nel cervello dei pazienti con Alzheimer. Ma si pensa anche si tratti di una correlazione: le persone che bevono regolarmente caffè avrebbero anche uno stile di vita più attivo, e sarebbero per questo più protette dalle condizioni neurodegenerative.
Inoltre, se si beve caffè nelle ore diurne, si aiuta anche a mantenere ritmi circadiani regolari, un fattore protettivo contro numerose malattie, dal diabete ai disturbi mentali.
Quanto caffè bere per godere dei suoi benefici?
Studi scientifici consigliano di non assumere più di tre, quattro tazzine di caffè al giorno per non avere ripercussioni negative sul sonno o sulla salute in generale. Da considerare però, che gli effetti del caffè sono altamente soggettivi: diversi studi genetici hanno infatti scoperto varianti genetiche che sembrano predisporre al metabolismo di caffeina, e quindi a un suo maggiore consumo.
Uno studio ha addirittura dimostrato che le persone in buon salute che assumono grandi quantità di caffeina sono anche quelle geneticamente più predisposte a metabolizzarla con maggiore facilità, quindi con un organismo in grado di autoregolarsi. Attenzione però a chi ha problemi di pressione alta o di cuore, per i bambini e le donne in gravidanza: in questi casi occorre maggiore cautela.
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